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E' disponibile il seguente link alla piattaforma eventbrite per prenotare la visita al Museo della Rappresentazione :
Prenotazione
Il Museo
“Un museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo.
È una realtà, aperta al pubblico, che compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente.”
Il museo fa parte del Sistema Museale d’Ateneo (SiMuA), insieme coordinato di strutture destinate alla classificazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e scientifico dell’Università di Catania.
Il MuRa ha come obiettivo il potenziamento delle attività di didattica e di ricerca del DICAR con l’introduzione di tecnologie innovative volte alla rifunzionalizzazione e comunicazione del patrimonio storico, scientifico e culturale dell’Ateneo e del territorio. A tal fine sono stati istituiti al suo interno i seguenti laboratori a supporto delle finalità del museo:
R3D_LAB - Laboratorio di Rilievo, Rappresentazione e Ricostruzione Digitale |
Il laboratorio di Rilievo, Rappresentazione e Ricostruzione Digitale del MuRa sperimenta le più attuali tecnologie di acquisizione 3D/modellazione/gaming/realtà virtuale per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio documentale del museo (fondo Fichera/Piranesi), dei musei e delle collezioni di ateneo e del territorio (museo civico Castello Ursino). Il fine è di sviluppare nuovi strumenti che permettano all’utenza e agli stakeholder del museo di entrare in un rapporto di cocreazione dei contenuti e della programmazione museale. L’esposizione dedicata al laboratorio comprende due sale, all’interno delle quali si possono apprezzare alcune attività di ricerca e di didattica relative alla documentazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale condotte durante le attività del laboratorio. Vengono svolte varie attività, tra cui:
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sPrA - Strumenti per il Progetto di Architettura |
Il Laboratorio di strumenti per il Progetto di Architettura è uno spazio dedicato alla didattica del progetto di architettura e di paesaggio. Mette a disposizione spazi di lavoro e strumentazioni per la realizzazione di maquettes (modelli fisici) e per la sperimentazione plastico-spaziale alle diverse scale (architetture, città e paesaggi). La maquette è quindi intesa come strumento di rappresentazione spaziale ed è utilizzata sia per la verifica delle idee in fase di progetto che per la comunicazione finale delle soluzioni adottate. Il laboratorio persegue un ulteriore obiettivo, che è quello di promuovere attività rivolte al territorio quali workshop e seminari di studio nell’ambito dei corsi istituzionali del DICAR, nonché collaborazioni con enti esterni (scuole, comune, provincia, soprintendenza, enti privati e studi professionali). Alcuni dei risultati di queste attività sono esposti nell’allestimento attuale. Gli spazi del laboratorio si trasformano, in occasione delle visite, in uno spazio espositivo, con l’obiettivo di far immergere il visitatore nel mondo delle relazioni tra progetto di architettura e maquette: - esposizione permanente dei lavori più rappresentativi realizzati nei corsi del DICAR; - proiezioni di video nei quali alcuni architetti, protagonisti della scena architettonica contemporanea, parlano delle loro opere in relazione allo strumento della maquette; - atelier maquettes, ovvero spazi di lavoro con macchinari, materiali e plastici realizzati dagli studenti.
Oltre alla tradizionale funzione del museo di esposizione delle collezioni, la struttura offre la possibilità di utilizzare i locali per eventi di diverso genere, tra cui alcuni riservati a studenti e docenti del Dipartimento di Ingegneria edile e Architettura per fini didattici o professionali ed altri aperti al pubblico (mostre temporanee, seminari, laboratori, eventi culturali). |
Essi sono aperti alle esperienze interne di ricerca e di didattica e allo stesso tempo a dialoghi di interesse comune con enti esterni, che trovano come campo di applicazione il patrimonio culturale locale.
Villa Zingali Tetto
La villa venne commissionata nel 1926 all’Ingegnere e Architetto Paolo Lanzerotti dall’Avvocato Paolo Zingali Tetto, che la abitò fino alla morte nel 1969. Paolo Lanzerotti collaborò con Gaetano D’Emanuele per la realizzazione dell’apparato decorativo di soffitti e pareti e con Salvatore Gregorietti per la realizzazione delle vetrate del giardino d’inverno.
La Villa e parte del suo contenuto furono lasciati per testamento all’Università di Catania come abitazione pro tempore a titolo gratuito per il Rettore, senza però che questi vi si stabilisse effettivamente. Solo nel 1975 l’Università è entrata pienamente in possesso della Villa, con il piano nobile (il primo piano, in cui si trovano le stanze di rappresentanza e la camera padronale) sede della direzione dell’Opera Universitaria e, successivamente, il piano rialzato occupato dal CCR - Consorzio Catania Ricerche, oggi CBD - Centro Biblioteche e Documentazione.
Nell’ambito del progetto Coordinato Catania-Lecce, nel 1996, sono stati finanziati i lavori di restauro e rifunzionalizzazione, per essere adibita a Laboratorio e Museo della Rappresentazione. Il progetto fu affidato all’Ufficio Tecnico dell’Università; nel 1999 iniziarono i lavori.
Nel 2012 la struttura viene riacquisita dall’Ateneo di Catania che la lascerà inattiva sino al 2015 anno in cui, nell’ottica di sistematizzare i 22 musei di pertinenza dei singoli dipartimenti, istituisce nel 2015 il Sistema Museale di Ateneo.
Fondo Francesco Fichera
Il fondo Fichera, composto da circa 1600 tavole di progetto, tra originali e copie eliografiche, fu donato dalla famiglia dell’architetto Francesco Fichera all’Istituto Dipartimentale di Architettura e Urbanistica (IDAU) dell’Università di Catania nel 1976.
Francesco Fichera (Catania, 1881-1950) è stato un ingegnere ed architetto catanese, eclettico, storicista, tradizionalista, classicista, accademico; una figura tutt’altro che facilmente classificabile, in quanto segue linguaggi differenti. È stato un progettista alla ricerca di uno stile moderno, inteso come continuità storica con il passato e le generazioni precedenti.
L’esposizione viene suddivisa in due sale, stilisticamente molto diverse, con aree tematiche differenti.
Nella prima sala, in cui prevalgono i colori scuri del legno e della pittura, sono esposte delle opere ad uso privato che Fichera progettò nel corso della sua vita. Alcune di queste sono state commissionate da privati, altre furono invece progettate per uso personale. Solo alcune sono state realmente realizzate, altre sono rimaste solo in forma progettuale.
Anche nella seconda sala, dove tornano i colori chiari già visti nella sala Catania, le opere non sono raggruppate in ordine cronologico, bensì in base alla tipologia. Si tratta di opere di carattere pubblico, commissionate da privati o da enti pubblici, comprendenti anche scuole, edifici per lo spettacolo, monumenti e borghi.
Le tecniche utilizzate da Fichera per rappresentare i suoi progetti sono diverse:
- matita (e china) su carta da lucido o carta quadrettata;
- china su carta da lucido;
- grafite e matite colorate su carta da lucido;
- inchiostro di china e acquerello su carta quadrettata.
Fondo Giovanni Battista Piranesi
Il fondo Piranesi si compone di 1048 tavole di incisioni e 187 tavole di testo, provenienti dalla Calcografia Reale di Roma (come dimostra il timbro apposto), comprendenti incisioni di Giovanni Battista Piranesi e del figlio Francesco.
Questo patrimonio è da mettere in relazione con l’attività svolta da Carlo Alberto Petrucci, Direttore della Calcografia dal 1933 al 1960, il quale, prima della guerra, proseguì la tradizionale attività dell’Istituto di donativi ad Enti Pubblici distribuendo numerose stampe per arredare gli uffici periferici dello Stato. La collezione destinata a Catania, inviata proprio a Francesco Fichera, allora direttore dell’Istituto di Ornato e di Architettura dell’Ateneo di Catania, venne custodita in gran parte presso lo stesso Istituto.
Giovanni Battista Piranesi (Venezia, 1720 - Roma,1778) è stato un incisore, architetto e teorico dell’architettura. Trascorre i primi anni della sua vita a Venezia, dove avvia la sua formazione tecnico-ingegneristica e artistica. Nel 1740 si reca a Roma con l’incarico di disegnatore sotto il pontificato di Benedetto XIV e rimane lì per tutta la vita, profondamente affascinato dalle meraviglie di tale città.
La prima sala della visita tratta la fase di apprendistato, caratterizzata da composizioni molto geometriche, precise nella tecnica, nell’uso della linea e della prospettiva, di cui segue pedissequamente le regole.
Nella seconda sala sono esposte alcune incisioni del periodo in cui Piranesi si avvicina al Vedutismo, movimento artistico sviluppatosi in Italia a fine ‘600, che verteva sulla rappresentazione oggettiva e scientifica del paesaggio.
L’ultima sala invece è dedicata alla sua opera più nota, le Carceri d’invenzione, ed ai lavori di restauro di oggetti antichi e di progettazione di elementi d’arredo (modelli di camini, candelabri, orologi da tavolo, vasi…).
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